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Candiani Denim porta al Parlamento europeo la sua soluzione Made in Italy per ridurre l’inquinamento dell’industria tessile

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Simon Giuliani, direttore marketing di Candiani Denim, ha preso parte a Fashionscapes of Transformation. Il 27 novembre, pochi giorni prima della COP28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, l’evento ha riunito i rappresentanti della moda in Europa presso il Parlamento europeo di Bruxelles.




La moda ha un ruolo centrale per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi


Fashionscapes of Transformation è stato presentato da Alessandra Moretti, membro del Parlamento europeo (MEP), e ha visto la partecipazione di Livia Firth, membro dell’Ordine dell’impero britannico, del commissario Virginijus Sinkevičius, di Paola Migliorini, Direzione generale per l’ambiente, e del CEO della Commissione europea per l’ambiente, oltre che ambasciatrice per la Francia per il cambiamento climatico e rappresentante speciale alla COP 21, Laurence Tubiana.


Il pubblico comprendeva MPE, leader delle ONG, rappresentanti di imprese e stakeholder del settore della moda, che sono consapevoli di come la transizione verso prodotti più sostenibili sia necessaria negli sforzi dell’UE contro la fast fashion. Tutti hanno riconosciuto il ruolo centrale dell’industria della moda per sostenere l’impegno dell’Accordo di Parigi a contenere il riscaldamento globale sotto 1,5°C.


L’evento si è focalizzato sull’impatto delle misure normative per il settore della moda, incluse l’Ecodesign for Sustainable Products Regulation e la direttiva quadro sui rifiuti, per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Gli interventi hanno evidenziato l’obiettivo di finire lo sfruttamento sociale e di far rientrare l’operato della moda nei limiti del nostro pianeta, così come la necessità di preparare un equo piano di eliminazione progressiva dei combustibili fossili, che dovrebbe essere il principio cardine per le decisioni normative relative al settore. Vediamo alcuni momenti chiave e commenti dei partecipanti.


L’Unione europea si prepara per il processo di abbandono dei combustibili fossili


Alessandra Moretti ha dichiarato di essere “convinta che l’industria della moda possa rappresentare un esempio per altri settori nell’intraprendere azioni decisive in linea con gli obiettivi globali sul clima, in particolare mentre il mondo si prepara per la COP28 e anche alla luce dell’annuncio del Parlamento europeo sulla preparazione dell’eliminazione progressiva dei combustibili fossili. […] L’Ecodesign for Sustainable Products Regulation, che ho avuto l’onore di seguire in prima persona, ha un ruolo fondamentale in questo percorso e nel rimodellare il settore della moda verso la sostenibilità”.


“È molto importante mantenere l’attenzione pubblica sul settore tessile. […] Dobbiamo rendere la fast fashion past fashion, la moda del passato. Vogliamo davvero un’industria tessile competitiva, forte e innovativa, ma vogliamo che segua un modello diverso. Spero saremo tutti abbastanza coraggiosi e responsabili nei nostri comportamenti e realizzeremo che la sovrapproduzione e il consumismo hanno conseguenze su tutti noi”, ha detto Virginijus Sinkevičiusz.


Secondo Laurence Tubiana, “abbiamo bisogno di stare attenti sulle emissioni, che non variano, in quanto il settore dei combustibili fossili vede la moda come un’industria in crescita. La moda ha un ruolo chiave nel tagliare la sua domanda verso questo settore, come stiamo provando a fare per i trasporti, il riscaldamento e i condizionatori. Questa sarà una tematica centrale a Dubai [per la COP28]”.


“Sono così grata che l’UE abbia assunto un ruolo di leader nell’affrontare i due maggiori problemi che abbiamo oggi, eliminare gradualmente i combustibili fossili e la Just Transition, attraverso le lenti di un’industria che ha un impatto enorme. Con la COP28, la più grande conferenza sul clima, a soli tre giorni, è davvero importante che la moda sia in prima linea per un cambiamento. Spero che l’evento di oggi sia un utile reminder di quello che di quello che sarà in gioco a Dubai”, ha commentato Livia Firth.


Matteo Ward, co-fondatore di Wrad Living, ha approfondito la filiera di approvvigionamento della moda sulla base della serie TV Junk di Sky e Will Media, che mostra cosa succede dietro le quinte del settore in Paesi come il Bangladesh, il Cile, il Ghana, l’India, l’Indonesia e anche l’Italia.


Come ricordato ai partecipanti da Natalie Swan del Business and Human Rights Resource Centre, la moda ruota, comunque, intorno alle persone ed è, quindi, fondamentale che la transizione sia giusta ed equa in ogni aspetto. L’intervento ha sottolineato che i lavoratori nella filiera sono pienamente consapevoli dell’impatto del cambiamento climatico, in quanto diverse imprese hanno già chiuso per o sono interessate da alluvioni, stress termici o deforestazione.


Infine, Yayra Agbofah, fondatore di The Revival, Ghana, ha evidenziato la profonda responsabilità di legislazioni giuste ed eque. Una forte attenzione è stata dedicata all’impatto devastante che la fast fashion ha sul sud del mondo, ricordando a tutti che una legislazione adeguata serve ora, poiché ogni ritardo significherebbe esportare più abbigliamento contenente plastica in questi Paesi.




“La vera qualità di un prodotto è direttamente proporzionale all’impatto ambientale di quel prodotto alla fine della sua vita”


Simon Giuliani ha presentato la nostra visione per un sistema interamente rigenerativo e circolare. “La vera qualità di un prodotto è direttamente proporzionale all’impatto ambientale di quel prodotto alla fine della sua vita. Per questo è fondamentale avere una legislazione che incentivi i brand ad adottare soluzioni che creano alta qualità e possono ridurre l’impatto. Meno è più quando meno è meglio”, ha detto Simon.


Simon ha sottolineato che la sovrapproduzione è una questione allarmante per l’intera industria della moda, comparto del jeans incluso. 80% dei jeans sono elasticizzati, il che significa che sono convenzionalmente composti da un elastomero sintetico a base di combustibili fossili, che impiega fino a 300 anni per degradarsi e rilascia microplastiche nell’ambiente.


COREVA™ è una soluzione tangibile per la moda circolare


Simon Giuliani ha portato al Parlamento europeo l’esempio della nostra tecnologia COREVA™ come soluzione tangibile per la moda circolare nel settore del denim. Abbiamo sviluppato e brevettato COREVA™ partendo dal problema dei materiali a base di petrolio. La tecnologia utilizza al 100% elastomeri a base vegetale per produrre il primo denim al mondo biodegradabile e compostabile e, alla fine della loro vita, i suoi prodotti possono tornare alla natura per coltivare nuove materie prime.


Quando un jeans viene riciclato, solo una parte può essere riutilizzata per produrre nuovi filati. Vogliamo che l’inevitabile scarto sia compatibile con l’agricoltura, quindi, abbiamo verificato la compostabilità di COREVA™ secondo i requisiti dell’EN 13432:2002.


Simon ha concluso con un appello a governi e istituzioni, ricordando che, nonostante il potenziale dell’industria manufatturiera europea, i brand continuano a preferire i fornitori dei Paesi a basso costo. Quindi, è necessario avere legislazioni e misure per incentivare i marchi a investire in soluzioni innovative e attente all’ambiente e guidarli verso la loro transizione sostenibile in modo che possano adottare velocemente le innovazioni che aiutano a raggiungere gli obiettivi comuni per clima e ambiente.




Le elezioni europee 2024 avranno anche la sostenibilità al centro


Alcuni elementi centrali della strategia dell’UE in materia di prodotti tessili, come l’Ecodesign for Sustainable Products Regulation, sono in programma prima della fine del 2023, mentre altre normative continueranno a essere deliberate il prossimo anno. Il 2024 sarà, inoltre, un anno significativo a causa delle elezioni europee. Fashionscapes of Transformation ha rappresentato, quindi, un’occasione per puntualizzare che la sostenibilità nell’industria tessile dovrebbe avere un ruolo cruciale nell’eleggere i nuovi policymaker.

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