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Storia

Il jeans e la sua storia, parte 1: dall’origine del denim all’indaco

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La storia dei jeans e del loro tessuto, il denim, passa attraverso diverse città. Se il termine blue jeans deriva da Genova, l’origine della parola denim è da ricercare invece a Nîmes. Un altro luogo si è però candidato negli ultimi anni come patria del più amato capo di abbigliamento: Chieri, dove veniva prodotto il fustagno blu usato dai marinai genovesi.


L'arte della tessitura in Europa nel XII secolo e la coltivazione delle piante da blu per tingere il fustagno


Dopo il crollo dell’Impero romano, le attività tessili in Europa erano tornate a essere gestite localmente, nelle famiglie o in piccole imprese. Solo nel XII secolo, alle attività agricole, prevalenti sul territorio, iniziò ad affiancarsi l’arte della tessitura.


Nel 1144, i catari arrivarono in Italia, passando da Chieri e Milano. Il catarismo era un movimento cristiano dualista o agnostico diffuso nel sud dell'Europa, in particolare nel sud della Francia e nel nord dell'Italia, tra il XII e il XIV secolo. In Francia, il catarismo veniva pesantemente perseguitato, mentre in Italia il movimento era maggiormente tollerato, anche se considerato eretico. Per questa ragione, molti catari fuggirono dalla Francia verso l'Italia, portando con sé la propria cultura e le loro abitudini.


I catari diffusero la loro conoscenza sulla coltivazione delle piante da blu, ovvero il guado, da cui ricavavano il colorante utilizzato per tingere il fustagno, un tessuto molto resistente realizzato con cotone, canapa o lino, che veniva venduto a un prezzo modico ed era particolarmente diffuso nell’Europa medievale.


Il fustagno di Chieri, il denim di Nîmes e il jeans di Genova


Qualche secolo dopo, alla fine del XV, la tessitura di fustagno tinto con il guado, rappresentava una delle principali attività economiche di Chieri. Sembra che questo tessuto venisse venduto ai marinai del porto di Genova, che lo usavano prima per coprire le merci e fabbricare le vele, e poi, dal XVI secolo, per realizzare abiti da lavoro indistruttibili.



A. Pittaluga, Facchino da carbone del Ponte Spinola a Genova, Duché de Gênes, Parigi


Secondo un manoscritto sulle tecniche e l’arte del fustagno, ritrovato nel 1945, Chieri nel XV secolo era in concorrenza con la città francese di Nîmes (da cui deriva la parola denim, che significa appunto de Nîmes, da Nîmes) per la produzione di un fustagno di colore blu. Serge de Nîmes era un twill tinto con il guado, inizialmente di lana, poi mescolata con cotone e canapa. A differenza del denim che usiamo oggi, che ha una costruzione 3x1 e il filo tinto di blu nell'ordito, il fustagno ha una costruzione 2x1 e il filo tinto di blu nella trama.


Il fustagno è stato il vero antenato del tessuto jeans che ancora oggi noi conosciamo, che rappresenta l’evoluzione di un tessuto con ordito blu e trama bianca spedito a Londra da Genova (e per questo chiamato blue de Gênes, blu di Genova, da cui blue jeans) nel XVII secolo.




L’invenzione della navetta volante di John Kay sulla base del disegno di Leonardo da Vinci


Nel 1495, Leonardo da Vinci fece il primo disegno, contenuto a pagina 985 del Codice Atlantico, di un telaio meccanico e di una navetta. Il progetto venne però realizzato solo più di 200 anni dopo, durante la rivoluzione industriale, da John Kay, che nel 1733, sulla scia delle idee di Leonardo, brevettò la navetta volante, mossa automaticamente da un battitore. L'invenzione accelerò notevolmente il processo di tessitura e rese possibile la realizzazione di tessuti di maggiori dimensioni rispetto a quelli creati in precedenza facendo passare la navetta manualmente.


Dal guado all’indaco, il colore della nuova rotta tracciata da Vasco da Gama


Nel 1498, Vasco da Gama aprì una nuova via per collegare l’Europa e l’India, che facilitò l’importazione dell’indaco (dal latino indicum, ovvero indiano) nel Vecchio Continente. Il colore indaco era infatti già noto in Asia nel III millennio a.C. e, nel bacino del Mediterraneo, era conosciuto dagli antichi egizi, dai greci e dai romani. Fino alla scoperta della nuova rotta, in Europa veniva però utilizzato solamente in quantità limitate a causa del suo alto costo, dovuto al trasporto.


L'indaco si ottiene dalla fermentazione delle foglie dell’indigofera tinctoria. Tra il XVI e il XVII secolo, i produttori di guado vietarono l’uso dell’indaco, definito la tintura del diavolo, minacciando di morte chiunque utilizzasse tale colorante. Ben presto, gli esperti realizzarono come l’indaco fosse più adatto per fibre come il cotone e il lino, e la sua diffusione superò così quella del guado.



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