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La moda sostenibile passa dal mercato di seconda mano

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Second hand, first choice? A journey back through the sustainable fashion supply chain: from second hand to yarn è stato il focus della tavola rotonda dell’11 giugno, organizzata presso la Fondazione Sozzani di Milano per presentare la ricerca condotta da Ipsos in collaborazione con Humana People to People sul mercato degli articoli di seconda mano. Grazie ai suoi ospiti, l’evento ha percorso a ritroso la filiera della moda, fino al filato.


Second hand, first choice? è stato presentato alla Fondazione Sozzani


Usato, seconda mano, pre-owned, pre-loved: tutti questi termini sono entrati nel sistema moda e lo stanno ridefinendo, incrementando la domanda per maggiore trasparenza, tracciabilità e sostenibilità sociale e ambientale della filiera. Comprare meno e meglio e far durare i prodotti il più possibile sono i due principi cardine della moda sostenibile, che la ricerca di Ipsos ha voluto indagare, concentrandosi sul mercato di seconda mano.


A dare il via all’evento di presentazione Second hand, first choice? sono stati Nicola Neri, CEO di Ipsos, e Karina Bolin, fondatrice e presidente di Humana People to People, per sottolineare la necessità di creare reti e sinergie che diano vita a progetti di cambiamento del sistema lungo tutta la filiera. Presente anche la padrona di casa, Carla Sozzani, fondatrice di Fondazione Sozzani, che ha voluto salutare la platea, composta da aziende e operatori del settore tessile e della moda.


“Preservare il patrimonio culturale della moda è una delle missioni della fondazione. Promuovere la circolarità della moda con incontri, conferenze, progetti collettivi ha l’obiettivo di ispirare una comunità basata sulla responsabilità del futuro. Con la vendita degli archivi di Carla e Franca Sozzani la fondazione vuole Incoraggiare a collezionare, archiviare e indossare abiti e accessori che hanno in sé alti valori di qualità e artigianato senza tempo, quindi sostenibili”, ha raccontato Sozzani.




Il 74% degli intervistati è interessato alla moda sostenibile


Silvia Andreani, Luxury, Fashion e Beauty Officer di Ipsos, ha presentato la ricerca, che ha coinvolto più di 1.500 persone tramite Knowledge Panel, l’esclusivo strumento online di Ipsos sviluppato per coinvolgere le diverse generazioni, che hanno differenti attitudini sia ai consumi sia all’uso dei servizi digitali. L’indagine ha rivelato che il 74% degli italiani è interessato alla moda sostenibile. Non ci sono differenze tangibili tra le diverse generazioni.


“Ciò che il mondo della moda ha comunicato fino ad oggi rispetto al proprio impegno in termini di sostenibilità (o meglio quello che le persone hanno percepito), sembra essersi sedimentato nella mente del consumatore, che infatti intravede uno sforzo rispetto a tematiche ambientali come l’utilizzo di tessuti e packaging più sostenibili. L’impatto della moda in termini di inquinamento è, però, ancora sottovalutato; infatti, solo l’11% lo considera uno dei settori più inquinanti, mentre colloca al primo posto il settore dell’automotive. Al contrario, sembra esserci ancora molto lavoro da fare nell’ambito della sostenibilità sociale: quasi un consumatore su due vorrebbe che le aziende del settore si impegnassero maggiormente per tutelare la salute e la sicurezza dei suoi addetti”, ha commentato Andreani.


Inoltre, il 31% degli intervistati ha dichiarato di conoscere il concetto di moda circolare, ma questo è, generalmente, associato agli aspetti più fattivi e creativi di recupero, riadattamento e riciclo. È necessario, quindi, che la comunicazione racconti progetti reali, facendo leva sulla natura più concreta e tangibile della moda, che si può toccare, sperimentare e, di conseguenza, vivere. Per questo motivo, bisogna stare attenti ai fattori che toccano gli aspetti più emozionali, che, sicuramente, esistono nel settore, ma rappresentano, anche, un potenziale rischio.


La Generazione Z è la più attiva sul mercato di seconda mano


Il mercato dell’abbigliamento di seconda mano coinvolge direttamente i consumatori, che possono vendere o scambiare in prima persona i propri capi usati. Seconda Ipsos, la Generazione Z è la fascia di età più attiva sia negli acquisti (26%) sia nelle vendite (10%) di articoli di seconda mano.


Il 29% dei partecipanti all’indagine ha dichiarato di essere attivo nel vendere i propri indumenti, mentre una percentuale molto più alta, il 47%, acquista. A essere comprati sono, soprattutto, abbigliamento generico (72%) e borse (27%), solo per il 37% di marchi di lusso. Negozi fisici, mercatini e fiere rimangono il luogo preferito per gli acquisti (79%), mentre l’online viene scelto dal 39%. Il 31% degli intervistati compra su piattaforme come Vinted.


Tra i motivi per cui vengono acquistati capi di seconda mano, troviamo al primo posto il risparmio economico (69%). Per il 55% degli intervistati, rimangono, invece, alcuni pregiudizi relativi alle condizioni igieniche.


Il quadro generale del sondaggio Ipsos mostra che i consumatori sono interessati a ridurre gli sprechi (54%) e a dare una seconda vita ai propri indumenti (46%). Inoltre, vogliono guadagnare con queste vendite (28%). Allo stesso tempo, però, i consumatori, ancora, non sono informati su dove comprare capi di seconda mano (21%), sono dubbiosi su cosa scegliere (20%) e preoccupati per il fitting (19%).


“Le partnership sono cruciali per sviluppare soluzioni su larga scala”


Alla tavola rotonda, moderata da Alfio Fontana, CSR Manager & Corporate Partnership di Humana People to People, hanno preso parte Silvia Mazzanti, Sustainability Manager di Save the Duck, Simon Giuliani, Global Marketing Director di Candiani Denim, e Alberto Ceria, Senior End Use Research Professional Apparel & Sustainability di The LYCRA Company. Il dibattito si è concentrato sui temi chiave per realizzare una catena del valore che sia sempre più orientata alla circolarità.


L’opportunità di riuso dei capi di abbigliamento ha come prerogativa la produzione di capi di qualità, longevi e capaci di mantenere il giusto fitting nel tempo. Benefit come vestibilità, resistenza e durabilità sono proprio ciò che, da sempre, ci impegniamo ad apportare ai capi di abbigliamento. Con la nuova fibra bio-derivata poi, possiamo ridurre l'impronta di carbonio di oltre il 40% e offrire così un'alternativa ecologica senza compromessi in termini di qualità e prestazioni. Come attori a monte della filiera tessile siamo attenti alla collaborazione per offrire servizi sempre più sostenibili all’intera catena del valore” ha commentato Ceria.


“L'aumento dell'interesse per il mercato del second hand è un segnale positivo. È fondamentale anche considerare il fine vita di questi capi e accessori, quando essi non sono più riutilizzabili o riparabili. In Italia, diversi attori del settore tessile e della moda si distinguono per il loro impegno nella circolarità, attuando strategie dedicate per chiudere il cerchio e dare una seconda vita ai prodotti. Per avere un impatto significativo sul sistema dei consumi, è, però, necessario rafforzare le collaborazioni tra i vari player. Le partnership sono, infatti, cruciali per sviluppare soluzioni su larga scala”, ha dichiarato Giuliani.


“Da quest’anno, integriamo il nostro digital product passport, a partire dalle collezioni outerwear, ready-to-wear e swimwear uomo della primavera/estate 2024, grazie alla collaborazione con Certilogo, partner di lunga data del brand, ed eBay. Nel concreto, scansionando col proprio smartphone il QR code presente sull’etichetta all’interno dei nostri capi, i nostri clienti hanno la possibilità di avere non solo garanzia della piena autenticità del prodotto acquistato (funzionalità già implementata dal 2015), ma anche di accedere a una vasta gamma di informazioni sullo stesso e di partecipare al re-commerce del prodotto su eBay. Il grande risultato consiste nell'incoraggiarli ad adottare un'economia più circolare, estendendo il ciclo di vita dei prodotti, riducendo i rifiuti e creando ulteriore valore. Siamo molto orgogliosi di aver costruito una comunità allineata ai valori del nostro marchio”, ha affermato Mazzanti.


L'interesse per la moda second hand richiede alle aziende maggiore impegno sui temi sociali oltre che ambientali, attraverso partnership di filiera e una comunicazione trasparente per generare consapevolezza. È necessario integrare le competenze dei vari attori per garantire una reale economia circolare, privilegiando il riutilizzo rispetto al riciclo. Ringraziamo Ipsos per i dati forniti e Fondazione Sozzani per il supporto etico e sociale, sperando di proseguire insieme verso una sostenibilità concreta e inclusiva”, ha detto Fontana.



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