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Presentato il secondo report del Monitor for Circular Fashion sulla sostenibilità e la circolarità nella moda italiana

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Il 29 novembre è stato presentato il secondo report annuale del Monitor for Circular Fashion, creato dalla SDA Bocconi School of Management e parte del suo Sustainability Lab e powered by Enel X. Il progetto è stato lanciato nel 2020 e offre una rappresentazione che viene costantemente aggiornata di ciò che riguarda sostenibilità e circolarità nella moda italiana.


Temi centrali i claim sulla sostenibilità e l’eco-design


Due sono stati le tematiche centrali dell’edizione 2022 del Monitor for Circular Fashion:


Nel corso dell’anno, questi temi sono stati testati e validati grazie a otto progetti pilota svolti dalle aziende parte del Monitor:


Temera ha poi digitalizzato le informazioni su tutti i progetti pilota, a cui è possibile accedere tramite un QR code.




“Implementare i principi di eco-design ci permette di accelerare la transizione verde”


“L’implementazione di principi di eco-design lungo le catene del valore circolari della moda costituisce la vera opportunità che abbiamo per accelerare la transizione verde nei prossimi anni. In coerenza con il lavoro svolto nei primi due anni, il Monitor for Circular Fashion continuerà ad accogliere aziende che desiderano anticipare e guidare il cambiamento sostenibile e circolare nelle catene del valore del settore tessile, abbigliamento, pelle e calzature, partendo dalla tracciabilità e dalla trasparenza di filiera”, ha dichiarato Francesca Romana Rinaldi, direttore del Monitor for Circular Fashion.


Le opportunità (e le sfide) del Digital Product Passport


L'evento è stato infine l’occasione per presentare i risultati del lavoro sul Digital Product Passport, svolto con i service provider partner del Monitor for Circular Fashion (Dedagroup Stealth e PLM Impianti, oltre a Temera). L'obiettivo di questo strumento è quello di fornire a tutti i soggetti interessati, dai produttori a chi si occupa dello smaltimento, passando per i consumatori, le informazioni relative a un prodotto.


Come succede per le persone, anche gli oggetti possono così avere un loro documento di identità, che racconta non solo le sue componenti, ma anche, per esempio, come esso possa essere smontato o riparato in caso di rottura. Tutte queste informazioni sono poi inserite in una banca dati dell’Unione europea, che fornisce un formato standard da utilizzare per tutti i prodotti venduti sul mercato unico europeo. Tra le sfide del Digital Product Passport, si trova invece la riservatezza dei dati per le aziende che desiderano proteggere la propria proprietà intellettuale.



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